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mercoledì 24 febbraio 2010

LA BISBETICA DOMATA


In scena al Teatro Ghione dal 23 febbraio al 7 marzo 2010 "La bisbetica domata" per la regia di Caterina Costantini. Le vicende amorose della bisbetica Caterina e del conquistatore del suo cuore Petruccio, sono ben note al pubblico di tutto il mondo, nell'allestimento della Costantini però sembra esserci qualcosa di nuovo, almeno per il nostro paese. Partendo dalla scelta registica di far interpretare il personaggio di Bianca la sorella buona tranquilla della protagonista ad un'attrice di colore, cosa che sicuramente colpisce l'occhio e il pensiero dello spettatore (il quale non può non chiedersi il perché di questa scelta) è per creare un dualismo paradossale tra le due sorelle Bianca (Fatima Ali) all'apparenza un' anima candida, soave pronta per il matrimonio, e Caterina (Selene Gandini) la bisbetica , la recalcitrante, ma che è anche quella realmente fragile, nella sua furia, nelle sue parole nei suoi gesti, si legge il rammarico e il disprezzo di Shakespeare, per la condizione femminile ai suoi tempi, attraverso le parole di Caterina, attraverso il suo risentimento nei confronti di un padre che non pensa ad altro che a dare Bianca al miglior offerente,e per la sorella che finge disinteresse per la questione, ma in realtà si vuole sposare eccome ma per convenzione e non certo per amore. Caterina si trova sola nella sua battaglia, è destinata alla solitudine, se non fosse per la cocciutaggine di Petruccio che la domerà facendogli capire, anche se con modi bruschi e drastici cosa vuol dire l'amore e vivere insieme. Non tutti sanno che "La bisbetica domata" è una commedia nella commedia, ma nell'allestimento della Costantini questo è molto evidente sin dalla prima scena in cui un manipolo di attori è riunito intorno al celebre Willie.

LA BISBETICA DOMATA

di

William Shakespeare

regia

Caterina Costantini

Personaggi e interpreti : Caterina (Selene Gandini), Petruccio (Alessandro Parise), Bianca (Fatima Ali), Lucenzio (Fernando Cormick), Tranio (Vincenzo De Luca), vedova (Flaminia Fegarotti), Grumio (Enrico Franchi), Curzio pedante (Federico Frignani), prete (Gabriele Granito), Gremio (Alberto Mancini), Battista (Saverio Mattei), Ortensio (Rodolfo Medina), sarto/domestico (Diego Maria Pianese), Vita Rosati (domestica di Battista)

dal 23 febbraio al 7 marzo 2010

Teatro Ghione

Via delle Fornaci 37 Roma

tel o66372294


Miriam Comito

2 commenti:

  1. Selene Gandini è giovane ma non è una giovane promessa: è il distillato di un’alta scuola di recitazione ormai capace di proporre nuovi modelli interpretativi. La sua interpretazione della capricciosa Caterina è una interpretazione da manuale. Lungi dalle auliche, pavoneggianti letture di attrici ben più affermate, lungi dal conferire al personaggio una connotazione puramente simbolica e intellettuale, quasi antropomorfica degli isterismi caparbi di Caterina, coniuga con sapienza scenica la simbologia con la umanità vibrante e sofferente di una creatura che è sola contro uno stuolo di uomini avidi di denaro, di potere, di sesso. La personalità di Caterina non è affidata solo alle tante sfumature della voce, ma è resa con la totalità del corpo, dei pugni e dei piedi che fiondano l’aria, con l’incedere ora svelto e nervoso, ora falsamente claudicante, ora lento e maestoso. Ineccepibile l’aderenza del suo gesto alla parola e della parola alla vicenda, guidata sempre dalla naturalezza e mai dal piacere di captare la benevolenza del pubblico. Autentico specchio della natura capace di mostrare al vizio la sua immagine e alla virtù il suo volto. Garbata pur nella veemenza dei momenti di isterismo e litigiosità, morbida e sobria nelle intonazioni della voce e nella successione dei movenze nella recitazione dell’ultimo, lunghissimo monologo,” Vergogna, vergogna” lanciato alle altre mogli e donne, iniziato come leggendo un testo sacro e via via recitato, quasi sermone appreso a memoria dopo il leggerlo e rileggerlo tante volte. Una Caterina quella della Gandini che specialmente nel finale supera le interpretazioni precedenti di altre pur grandi interpreti per la rassegnazione non amara con cui prende coscienza della sua identità e del suo ruolo nella società e lo accetta devotamente, creando anche con il canto una atmosfera lieta e gioiosa, razionale e ottimistica, senza tralasciare tuttavia né alcuni toni malinconici né l’invito alla meditazione sulla evanescenza e aleatorietà della felicità umana.

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  2. Scintillante messa in scena de La Bisbetica Domata, tutta colori, costumi sgargianti, luci calde e sensuali, azioni sceniche rutilanti, danze d’epoca, recitazione accattivante ed efficacemente descrittiva, stormo di campane, rumori di scena che pennellano lo stupendo mosaico, preludi o interludi di musiche raffinatissime con archi e strumenti a plettro. Uno spettacolo che nella successione rapida delle azioni sceniche, nei travestimenti, nei cambi d’abito e di scena, nella varietà delle figure mimate quale il galoppo degli sposi dopo il banchetto nuziale, nelle riprese musicali di intensa poesia derivate dalla celebre marcetta delle Nozze di Figaro o nelle riprese pittoriche, il bacio finale degli sposi sullo sfondo e il Bacio di Hayez, diventa un turbine incessante che dal palcoscenico migra verso la platea si che lo spettatore è come purificato da una lavacro ristoratore, e sottratto agli affanni è consegnato alla soave leggerezza di un incanto inatteso.
    Questa è la Bisbetica, festoso e fastoso inno all’Amore, che il Teatro Ghione ha saputo offrire al pubblico insolitamente partecipativo con risate di cuore e diffuse, applausi a scena aperta ripetuti e convinti, esplosione di entusiasmi alla fine. Spettacolo di grande levatura e godibilissimo, che sarebbe insano perdere.

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