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venerdì 5 febbraio 2010

Intervista a Giovanni Scifoni, attore e ricercatore.


Giovanni Scifoni protagonista a fianco di Lando Buzzanca della fiction RAI "Io e mio figlio"è attualmente in scena alla Cappella Orsini con "Le sette ultime parole di Cristo" scritto, interpretato e diretto da lui. Ho avuto la possibilità di incontrarlo in uno dei più antichi bar di S.Lorenzo.

Giovanni tu sei attore, e hai anche studiato piano jazz, come mai hai scelto la recitazione come modo di espressione artistica piuttosto che la musica, cosa vuol dire per te fare l'attore?

Nella mia famiglia era molto normale essere artisti, una condizione quasi necessaria, non con competizione, siamo sei fratelli, e ciascuno di noi ha cercato di mettere in scena i propri vizi, le proprie particolarità, quindi l'aspetto creativo nella mia famiglia è stato molto sponsorizzato dai miei genitori.

Io ho iniziato a studiare pianoforte, ma anche a studiare recitazione fin da piccolo, però ho proseguendo poi la via della recitazione inscrivendomi all'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico. Ho fatto l'attore perchè..io ho sempre disegnato i fumetti ma ad un certo punto questi fumetti mi stavano un po' stretti, volevo essere i personaggi che disegnavo e ho fatto l'attore. E' stato un percorso molto naturale.

Tu hai interpretato il personaggio di Berto, in "La meglio gioventù" di Marco Tullio Giordana, che ricordo hai di quella esperienza.

Si Berto era l'amico de personaggi interpretati da Gifuni e Lo Cascio, andavano insieme a fare delle scorribande a prostitute, ma siamo anche dei bravi ragazzi quindi andiamo a prestare il nostro aiuto dopo l'alluvione di Firenze del 1966. Io sono il più farfallone del gruppo, con il padre ricco, ha la macchina grande e finirà a dirigere una fabbrica. Il mio ricordo è come di una gita scolastica, tutto nuovo, era la prima volta che ero su un set, tutti bravissimi, dagli attori, al regista, al costumista, allo scenografo. E c'era la sensazione in tutti:di fare una cosa grande. Secondo me mentre fai un lavoro se sarà una cosa bella te ne accorgi mentre lo fai, nel senso che non ci sono i miracoli, non è che se tu fai una cosa svogliatamente, che non ci credi, poi ha successo è quasi impossibile.

Nella fiction"Io e mio figlio" tu fai la parte del figlio omosessuale di Lando Buzzanca, come ti sei preparato?

Gira molto sul web un' intervista che io NON ho mai fatto, in cui si dice che io ho convocato una conferenza stampa per dire vi prego giornalisti aiutatemi a convincere gli italiani che io non sono gay ah ah ah e già perché io ogni volta che interpreto un personaggio poi convoco una conferenza stampa per dire che non sono quel personaggio...ho fatto un cowboy e ho detto giornalisti vi prego dimostrate a tutta Italia che non sono un cowboy, ora sto facendo "Le ultime sette parole di Cristo" e quindi anche qui convocazione di una conferenza stampa per dire ai giornalisti. vi prego dimostrate che io non sono Cristo. Su questo articolo su questa intervista che io NON ho mai fatto si dice " E' stato scoperto che in realtà Giovanni Scifoni è un noto omofobo che ha convocato questa conferenza stampa per dire ai giornalisti vi prego scrivete che io non sono gay". Comunque sia io non sono omofobo. Lando Buzzanca è un attore notevole, molto generoso, è molto bello lavorare con lui, perché ascolta molto, quando siamo sul set ci vogliamo bene siamo proprio padre e figlio. "Io e mio figlio" è una fiction a mio avviso molto ben calibrata, perché le tematiche sentimentali-affettive, benché sia un poliziesco, sono comunque centrali, e non banali sia l'amore a 60 anni tra Buzzanca e la ex moglie (Caterina Vertova) che il mio personaggio (Stefano) omosessuale, ma che entra in crisi quando la ex si sposa, io ho apprezzato molto questa scelta dell'omosessuale che entra in crisi, perché emancipare veramente una categoria, vuol dire parlarne senza problemi, senza aver paura, ad esempio "Jesus Christ superstar" rappresenta la vera emancipazione dei neri perché Giuda è nero, un personaggio cattivo è nero, e ciò vuol dire che il nero in America è talmente accettato che possiamo anche raccontare che è un traditore senza essere razzisti, questa è la vera emancipazione. Allo stesso modo raccontiamo il gay anche quando è fragile, insicuro, perché il gay deve essere sempre sicuro, sempre sensibile? Non può essere frustrato? Direi di si perché sono persone, questa è l'emancipazione. Io mi sono preparato a questo ruolo senza pensare minimamente all'omosessualità, ma pensando alle motivazioni del personaggio, ai bisogni, e soprattuto alle sue crisi, perché se un attore non pensa agli aggettivi caratterizzanti del personaggio, ma alle motivazioni interne, gli aggettivi vengono fuori da soli. Il mio personaggio viene sicuramente fuori con delle leggerissime movenze dolci, sicuramente con una voce un po' più vellutata, ma questa voce vellutata e le movenze dolci non sono state pensate, ma sono scaturite dalle motivazioni, bisogni, e crisi di questo personaggio.

Il sottotitolo di "Le ultime sette parole di Cristo"scritta e interpretata da te è Minestra di fede per cialtrone e strumenti antichi. Chi è questo cialtrone?

Il cialtrone sono io ed è un personaggio un po' giullaresco, bleffatore, che racconta uno dopo l'altro tanti personaggi che in questi 2000 anni di storia del cristianesimo hanno in qualche modo incarnato o disincarnato le ultime sette parole di Cristo, e lo fa sempre con la passione al 100%, sia che sia un ateo,un fedele, un superstizioso, il cialtrone lo racconta con tutta la passione possibile, facendo credere allo spettatore , ogni volta, che quello è il pensiero del cialtrone. Questo perché secondo me la fede, o non fede per l'uomo è un combattimento continuo, è una dialogica, essere cristiani non vuol dire essere iscritti ad una tessera, ti svegli al mattina e capitano delle cose e sei ateo o sei fedeli, e questo è il mio spettacolo, ossia un continuo combattimento tra ateismo, fede, e superstizione. Il tutto incentrato sulla cialtroneria, che per me è una dote essenziale del racconto..il non prendere una posizione, si può tranquillamente parlare della morte, della resurrezione, morendo dalle risate, tutto è sacro e tutto è infame, io vorrei raccontare questo nel mio spettacolo, assolutamente non c'è una via di uscita, non c'è una catechesi, una contro-catechesi, ma semplicemente il racconto di tante cose che io ho ricevuto nella mia vita, tanti personaggi, alcuni li ho incontrati personalmente, altri li ho studiati nel corso delle mie ricerche, ad altri o messo in bocca delle frasi di personaggi celebri, ad esempio il barbone sul sagrato della chiesa di Narni in realtà molto rimasticato da me dice un concerto di S. Roberto Bellarmino: Gesù ama talmente l'uomo da diventare uomo e provare il silenzio di Dio. I Vangeli apocrifi non è vero che sono stati oscurati dalla chiesa, sono patrimonio prezioso per il cattolicesimo sono tradizioni popolare e fonte di ispirazione per la maggior parte degli affreschi delle chiese. Io continuerò ad oltranza "Le ultime sette parole di Cristo" la domenica e il lunedi sempre alla Cappella Orsini a Roma, finchè il pubblico vorrà venire, e poi faremo anche delle matineè per le scuole, andremo anche in tournee in Umbria, e nel nord Italia .

Progetti futuri?

Sto girando la fiction "Il peccato e la vergogna" con Manuela Arcuri e Gabriel Garko in cui faccio il ruolo di un malavitoso amico di Gabriel Garko. Poi sto pensando ad un nuovo spettacolo da presentare al Teatro del sacro la Federgatt, un'associazione, organizza ogni due anni un festival importante di teatro del sacro, sono venuti a vedere il mio spettacolo gli è piaciuto e mi hanno proposto di portare qualcosa di nuovo, inedito, sempre cercando , per quadno mi riguarda di dare una veste non pesante credo che quando si parla di cultura, di introspezione, di escatologia non bisogna per forza annoiarsi, non è obbligatorio, perchè certe domande fondamentali dell'uomo sono talmente fondamentali da scaturire inevitabilmente paradossi tremendamente comici, e questo tipo di comicità che è assolutamente naturale, non voluta è proprio bella.

Miriam Comito

2 commenti:

  1. Non si può fare uno spettacolo cialtronesco sugli ultimi momenti di Vita, Morte e Resurrezione di DIO Nostro PADRE

    RispondiElimina
  2. Caro Giorgio,
    vai a vedere lo spettacolo.
    vedrai che non c'e' proprio nulla di irrrispettoso.
    Anzi. L'attore davanti alla straordinaria grandezza di un mistero che ci sovrasta e che e' incircoscrivibile in parole umane non puo' fare altro che dare sprazzi di umile riflessione, autodefinendosi "cialtrone" appunto.
    In realta' lo spettacolo e' serissimo e fa parecchio riflettere sul mistero profondo di quelle parole.
    Telo consiglio molto
    un caro saluto e buona Quaresima
    emanuele

    RispondiElimina

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