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mercoledì 19 ottobre 2016

LA FOLLIA DELL'UOMO MODERNO: TRA ESSERE E NON ESSERE

 Al teatro Quirino la trasposizione della follia dell'uomo moderno dall'Amleto di Shakespeare...


L' Amleto messo in scena da Daniele Pecci , con la partecipazione di Maddalena Crippa, al Quirino di Roma ha dalla sua la capacità di cercare e di trovare un collegamento tra il periodo della tragedia shakespeariana e quello moderno degli anni trenta. Un accostamento che si riferisce alla tragica follia dell'uomo moderno. All'interpretazione intensa di Daniele Pecci fa da contrappunto una scenografia essenziale, forse troppo, che rende difficile alcuni collegamenti iniziali , allo spettatore non conoscitore della complessa opera shakespeariana che si sviluppa ( l'originale) in ben cinque atti. Il gioco di luci che con i loro fasci vanno a delineare le torri dei soldati che avvistano il fantasma del Re o le pareti in pannelli metallici sospesi dall'alto, non contribuiscono a "scaldare" l'ambiente ed alcune situazioni drammatiche . Una scenografia che potremmo definire "pittorico-minima" , o se si vuole dibrechtiana memoria con accostamenti futuristici e dadaisti . Nella trasposizione "moderna " di Pecci ci si aspetterebbe una maggiore fluidità e ritmo che invece rallenta più volte inesorabilmente e solo la bravura degli attori in scena tra cui Rosario Coppolino, Giuseppe Antignati, Sergio Basile, Maria Chiara Di Mitri riesce  a  tenere desta l'attenzione del pubblico nelle oltre due ore di spettacolo. 
 Il ruolo di Maddalena Crippa , ( la madre di Amleto  che sposa il fratello dell'assassinato re) sembra non dare sempre il giusto  spazio e merito alle capacità interpretative dell'attrice, a volte surclassata dalla presenza imponente dell'Amleto-Pecci(Daniele) e del re di Danimarca. Alla fine "l'essere o non essere"  , famosa frase dell' atto III scena I ,ritrova la sua sola essenza nell'ineludibile valore dell'Amleto  quale simbolo della crisi dell’uomo moderno di fronte al destino e alle proprie responsabilità,dove lo stesso teatro diventa una metafora della visione del mondo e dell'esistenza che rasenta la follia, causa ed effetto del crollo di valori e certezze.
Al teatro Quirino in Roma fino  al 30 ottobre 2016, messo in scena  dalla Compagnia Molière. Una rappresentazione scritta e diretta da Daniele Pecci e Maddalena Crippa (con Rosario Coppolino, Giuseppe Antignati, Sergio Basile, Mario Pietramala, Marco Imparato, Vito Favata, Maurizio Di Carmine, Mariachiara Di Mitri, Pierpaolo de Mejo, Domenico Macrì e Andrea Avanzi, con costumi di Maurizio Millenotti ed Elena Del Guerra, disegno luci di Mirko Oteri e regia di Daniele Pecci).
 Angelo Antonucci

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